GLI STILI
Prima di imparare a realizzare un bonsai, dobbiamo avere ben chiaro ciò che si vuole ottenere.
Per ora ci siamo fatti un'idea di cos'è un bonsai e quali sono le sue caratteristiche principali.
Come il termine casa è generico per indicare un abitazione o un edificio, così bonsai lo è per indicare un albero in miniatura.
Come
l'architetto o l'ingegnare nel progettare la casa sa già esattamente
cosa realizzare in termini di forma e dimensioni, a seconda si tratti di
una villetta, una palazzina, un condominio o un grattacielo.... così il
bonsaista realizza il bonsai secondo un ben determinato stile.
Gli
stili bonsai, inventati per classificare e inquadrare in un certo
schema i vari tipi di bonsai a secondo delle loro fattezze, sono di
utilità fondamentale per inquadrare immediatamente il soggetto,
descriverlo, analizzarlo e giudicarlo.
La
classificazione secondo un certo stile non è un fatto casuale bensì
rispecchia l'andamento e le forme di modelli di alberi che si trovano in
natura.
Molte volte hanno
nomi buffi da far sorridere i più maliziosi sotto i baffi, ma tali nomi
non sono altro che la traduzione dal giapponese alll'inglese e
dall'inglese all'italiano. Il salto tra inglese e culture così diverse a
volte sortisce curiosi effetti.
Gli stili fondamentali sono cinque e le caratteristiche peculiari che li contraddistinguono sono evidenti.
Eretto formale (Chokkan)
La caratteristica più evidente di questo stile è rappresentata dal tronco principale perfettamente diritto.
A
circa un terzo della sua altezza si diparte a destra o a sinisrtra del
fusto il primo ramo, ad un terzo della rimanente altezza, cioè tra il
primo ramo e l'apice, si diparte il secondo ramo nella direzione opposta
al primo. Il terzo ramo, posizionato ad un terzo della rimanente
porzione di tronco al di sopra del secondo ramo, cresce verso il retro.
La
crescita alternata destra, sinistra, e retro si ripete con le stesse
regole sino alla cima dell'albero, diminuendo sempre più la distanza
tra i rami stessi.
i rami
di un albero diritto saranno anchessi diritti. Per quel che riguarda la
loro inclinazione, i primi rami saranno più inclinati verso il basso, a
simulare quei rami che, in natura, per il peso della chioma o per il
peso della neve hanno questo naturale andamento, quelli della parte
centrale dell'albero avranno un andamento orizzontale, quelli verso
l'apice saranno rivolti verso l'alto, come sono tuti i rami giovani
alla ricerca della luce. La lunghezza dei rami a partire dal basso
verso l'alto deve diminuire graduatamente in modo che il disegno
globale della chioma rimanga all'interno di un ipotetico triangolo,
così come deve diminuire il diametro dei rami a mano a mano che ci si
avvicina all'apice dell'albero.
Questo stile di albero è quello che in natura è rappresentato soprattutto dalle conifere, quali abeti, pini..
Eretto informale (Moyogi)
Anche
questo stile cresce verso l'alto, cioè in modo eretto. A differenza
del precedente stile, non ha il tronco principale e i rami
rigorosamente diritti, bensi sinuosi. L'andamento del tronco può avere
curve più o meno marcate, o anche solo un accenno di sinuosità che lo
differenzia dallo stile eretto formale.
La verticale tracciata dalla punta dell'albero a terra, cade al centro della base dell'albero.
Anche in questo caso il carattere dei rami deve seguire quello dettato dal tronco.
La
destribuzione dei rami sul tronco segue le stesse regole prima citate
di altezza, dimenzioni e lunghezza. I rami sono disposti sempre in
prossimità della curva nella parte esterna. Questo stile, di gran lunga
il più usato, rappresenta la stragrande maggioranza degli alberi che
si trovano in natura; si tratta di alberi che crescono con andamento
eretto, ma non perfettamente diritto, come il maestoso olmo che
solitario in mezzo alla pianura, in un ambiente ricco di acqua e
nutrimento, si è sviluppato con forma ampia e globosa; o il pino
silvestre delle alpi che tra le neve e bufere si è modellato con
tormentata siluette.
Inclinato (Shakan)
Se
ad uno stile eretto formale o informale diamo una notevole pendenza,
otteniamo lo stile inclinato. La verticale tracciata dall'apice
dell'albero al terreno cade fuori della base del tronco. Un ramo che
cresce nel senso opposto all'inclinazione dà un senso di bilanciamento
sia ottico che fisico.
In
natura troviamo questo tipo di albero, eventi atmosferici hanno
modellato la forma e modificato notevolmente l'assetto. Ad esempio uno
smottamento del terreno cambia la morfologia del suolo dove cresce
l'albero, oppure una gran massa di neve forza la pendenza dell'albero
stesso.
Semicascata (Han-Kengai)
Un ulteriore inclinazione ci fa arrivare allo stile semi cascata.
L'aspetto
è quello di un albero adagiato, i rami e l'apice che si abbassano
all'esterno del vasoin modo vistoso,in alcuni casi a toccare il piano
d'appoggio del vaso.
Alberi
con queste fattezze in natura si trovano in luoghi al limite della
vivibilita come ad esempio l'ultimo avamposto di vita verso la cima
delle montagne, dove gli alberi hanno andamento prostrato quasi
strisciante e si modellano appiattiti sui bordi delle rocce.
Tutto
ciò che cresce verticalmente durante la corta stagione vegetativa
viene abbassato e appiattito dalla grande quantità di neve del lungo
periodo invernale.
Cascata (Kengai)
Una
ulteriore inclinazione verso il basso, sino a portare l'apice
dell'albero al disotto del bordo inferiore del vaso ci porta allo stile
cascata o cascante.
La
massa fogliare è praticamente tutta al di fuori del vaso ed assomiglia
ad un albero che cresce capovolto. Naturalmente anche questo stile è
stato osservato in natura; il riscontro lo troviamo negli alberi che
vivono sui dirupi o nelle gole delle valli strette e profonde dove un
piccolo anfratto roccioso e un pogno di terra hanno offero la
possibilità ad un seme di germogliare. L'aumento del volume della
chiama protesa alla ricerca della luce si distanzia sempre più dalla
parete rocciosa e aumentando di peso provoca questo tipico andamento
cascante. Violente correnti d'aria, scariche di pietre mutilano l'albero
strappandogli alcuni rami. Ecco realizzato lo scenario dove madre
natura costruisce l'alberi di stile a cascata.
Variante
Questi
sopra sono gli stili fondamentali. Le forme e le regole che li
governano sono fondamentali per una buona riuscita del soggetto. Molte
volte le regole non sono applicabili alla lettera, però vale la pena che
siano usate e rispettate, per lo meno all'inizio. A qualcuno può
apparire scolastico o accademico l'utilizzo di queste regole per il
timore che la loro applicazione porti a realizzare bonsai ripetitivi;
non è vero, state pur tranquilli che, nonostante la ripetitività dei
gesti e delle regole applicate, realizzeremo bonsai sempre diversi.
Le varianti agli stili fondamentali
Partendo
dall'albero perfettamente diritto ed apportando ad esso successive
modifiche siamo passati attraverso i cinque stili fondamentali, così
partendo da questi primi cinque e apportando loro alcune varianti avremo
una gamma di stili derivati da quelli fondamentali
Scopa rovesciata (Hokidachi)
Così denominata perche assomiglia ad una scopa rovesciata.
Possiamo
pensarlo come una variante dello stile eretto da cui eredita il tronco
principale diritto, che si dirama in una serie di rami che crescono con
un angolo abbastanza stretto rispetto alla verticale. Questi rami si
dividono in rami secondari sempre piu piccoli con lo stesso andamento di
quelli principali come la saggina usata per le scope.
A
differenza dello stile eretto formale, i rami si dipartono pressappoco
dallo stesso punto e sono più o meno della stessa lunghezza.
Battuto dal vento (Fukinagashi)
Se agli stili eretti o inclinati forziamo la crescita dei rami in una stessa direzione, otteniamo lo stile battuto dal vento.
Questo
stile caratterizza l'albero che vive nella particolare situazione
dell'essere continuamente colpito dal vento. Un chiaro esempio è dato
dall'albero che si trova su di una scogliera; tutti i rami che si sono
trovati sulla scia del vento riescono a sopravvivere o comunque si
modellano secondo questa linea; i rami che crescono contro vento
inevitabilmente frenati nella crescita o strappati.
Uno
stile inclinato posto sotto vento dovrà dunque avere il ramo
principale dalla stessa parte dell'inclinazione dell'albero che si
protende nella direzione del vento.
Su roccia (Ishitsuki)
Lo
stile su roccia rappresenta un albero che, nato ad una piccola roccia o
sopra di essa, ha imbrigliato con le sue radici la roccia stessa.
Con poche parole, base del tronco e radici hanno inglobato la roccia facendola diventare parte integrante dell'albero.
Aggrappato alla roccia (SEKIJOJU)
Quando
la roccia è così grande da diventare il punto focale della
composizione, l'albero è piantato su di essa o si protende verso
l'esterno da un anfranto della medesima.
Come
ci suggerisce il nome stesso, quest' albero vive aggrappato alla
roccia. La roccia offre un anfranto, una concavità o una fessura dove
vengono ospitate le radici priprio come accade in natura.
Tronco alla deriva (SHARIMIKI)
Questo
pittoresco nome è la traduzione dall'inglese driftwood, termine che
gli americani hanno a loro volta tradotto dal giapponese.
é
un albero un albero che presenta essenzialmente una gran parte di legno
secco e sbiancato, proprio come il legno alla deriva lavorato dai
flutti e sbiancato dalla salsedine, soprattutto nella parte basale del
tronco.
é un bonsai di
grande effetto scenico, sia per il contrasto del bianco della ceppaia
con il verde della chiama che la sormonta, sia per il messaggio di
albero vissuto tenace contro le avversità della natura che lo hanno così
forgiato.
Tronco avvolto (BANKAN)
Questo
stile rappresenta, con il contorcimento del fusto principale,
quegl'alberi che hanno subito forti condizionamenti ambientali, ma
continuano a sopravvivere ad essi.
Forte
esposizione hai raggi del solari, pressione prolungata da un manto
nevoso, forti turbini di vento sono i responsabili di queste pittoresche
forme
Tronco a spirale (NEJIKAN)
La
vena di corteccia che si avvolge a spirale irregolare sulla struttura
portante ormai secca e sbiancata del legna caratterizza questo stile.
Tipica forma dei ginepri di alta montagna o di quelli delle scogliere battute dal vento.
Tronco scavato (SABAMIKI)
Questo
stile, abbastanza singolare è realizzato tipicamente con le
caducifoglie e che a prima vista sembra solo derivato dalla
manipolazione umana, rappresenta invece quel tipo di alberi che per loro
sfortuna hanno perso un intero lato della loro struttura.
La
parte morta con il passare del tempo secca e si deteriora.
Deteriorandosi marcisce e si sfalda lasciando posto ad una cavità
all'interno di una struttura di fibre vive che continuano a sostenere e
a nutrire i rimanenti rami che costituiscono la chioma.
é
realizzabile scavando con una sgorbia il tronco di quei soggetti che
hanno gia una chioma sbilanciata e quindi difficilmente utilizzabili in
altro modo.
Un'altra via, un pò piu drastica è quella di asportare metà dell'albero in senso longitudinale per puoi svuotare il tronco.
Literati (BUNJING)
Lo
stile literati, così denominato dalla traduzione liberty=erudito, era
lo stile amato dalla gente di cultura, come pittori, dotti, letterati.
L'albero
viene rappresentato nei suoi elementi essenziali, in poche parole è la
traduzione in materiale vivente di quell'esile albero, o meglio
dell'idea di albero che troviamo nelle antiche pitture giapponesi.
Alberi In Gruppo
Se
mettiamo a sieme più alberi tra loro, otteniamo delle forestine o
composizioni di alberi di gruppo. Queste composizioni, apparte lo stile
madre-figlio composto da due soggetti, di solito comprendono un numero
di elementi dispari, da gruppi e numero ristretto, ad esempio
tre,cinque,o sette elementi o da gruppi consistenti in più di venti
elementi. Vale la pena ricordare che può capitare che il numero di
soggetti di una forestina sia pari, ad esempio sei, sarà ben difficile
trovarne una con quattro elementi.
Il
numero quattro, così come per noi occidentali i numeri 13 e il 17
vengono evitati dai superstiziosi, non è quasi mai presente in Giappone
perche ha lo stesso suono della parola morte. Non esiste la camera
numero quattro in albergo, nella numerazione dei piani di un palazzo si
passa dal terzo al quinto piano, non esiste il tavolo numero quattro al
ristorante,non ci sono quattro alberi nelle forestine bonsai.
Madre-figlio ((KORABUKI)
Così
chiamato perche composto da due soggetti con le stesse sinuosità e
andamento di crescita, uno più grande e uno più piccolo che danno l'idea
di una madre che tiene vicino a se il figlio.
La base dei due tronchi è molto ravvicinata e certe volte può essere la stessa.
In
questo secondo caso ciò è realizzato piantando i soggetti così vicini
che dopo qualche anno si fondono alla base. Altra tecnica per ottenere
ciò è quella di sfruttare un pollone alla base per costruire il soggetto
più piccolo( il figli).
Boschetto (YOSEUE)
Quando il numero dei soggetti è superiore a tre, si realizza una forestina.
Questo
insieme di alberi è caratterizzato dall'avere di solito uno o due
alberi principali (i più grossi naturalmente) attorniati da una serie di
alberi più piccoli.
Questi
alberi, coltivati singolarmente per qualche anno, vengono messi
assieme in un contenitore largo e poco profondo cercando di posizionarli
in un modo naturale, evitando le simmetrie e rispettando la profondità
scenografica con accorgimenti quali il posizionamento nella parte
posteriore degli elementi più bassi e nella parte frontale quelli più
alti.
Zattera (NETSURANARI)
Quando
tutti i fusti sono uniti da una stessa radice, la forestina prende il
nome di zattera. L'analogia con la zattera che ha i tronchi in qualche
modo legati tra loro, è evidente. Anche in questo caso valgono le regole
viste precedentemente in fatto di posizionamento degli alberi e aspetto
scenografico.
Questa
forestina si può realizzare con un albero coricato, dove il tronco
fungerà da radice principale che collega tra loro i vari fusti (gli ex
rami).
Altra tecnica è quella di sfruttare una radice pollonata; si sfruttano i polloni per formare i vari fusti.